domenica 23 maggio 2010

Gemma Weekes, Love me

Gemma Weekes, al centro, tra il suo traduttore Seba Pezzani
e la scrittrice Elisabetta Bucciarelli 

Londinese con origini caraibiche, 25 anni, la voglia di confrontarsi e la difficoltà di trovare i punti di riferimento. L'innamoramento, sopra a tutto. Eden è la protagonista di Love me, primo romanzo della musicista e poetessa Gemma Weekes (Alacrán, 327 pagg., 17.50 euro, traduzione di Seba Pezzani), con affondi autobiografici che è impossibile ignorare: primo fra tutti il luogo di nascita che la accomuna a Eden, nell'isola caraibica di Santa Lucia, che inevitabilmente la colloca a metà strada tra due culture.  "E' una tipica, umida serata d'estate londinese, rossa di inquinamento e traboccante di ubriachi del weekend... Le ragazze se ne vanno in giro nei loro abitini con le spalline e le loro scarpe strette e i ragazzi, ingellati e strasbronzi, non fanno altro che strepitare per la strada, nelle loro tribù di narcisi. E io vorrei tanto amare uno qualunque di quei ragazzi semplici". Parte da qui la voglia di infatuazione di Eden, e ha un nome: Zed. Con una scrittura fresca e spesso gergale, dal ritmo fortemente musicale, Gemma Weekes stravolge l'approccio al romanzo d'amore, distaccandolo dal genere e trasportandolo nella narrativa a tutti gli effetti. Soprattutto, Love me è un romanzo dai temi incrociati, e sulla difficoltà di piacersi e di confrontarsi.

Cosa significa chiedere amore?
L'amore è il sentimento primario per qualsiasi essere umano. Questo è il mio primo romanzo, e dovendo pormi un quesito fondamentale, ho deciso di partire da questo vuoto che cerchiamo costantemente di colmare.

Perché Eden fa così fatica ad accettare la propria bellezza?
C'è una pressione fortissima sulle donne, e la bellezza è un elemento fortemente mediatico, che crea difficoltà quasi a tutte. L'accettazione di se stesse è uno dei riti di passaggio fondamentali per le donne, per questo è uno dei temi trattati più diffusamente nel libro: lo affronto da diversi punti di vista, con personaggi più e meno giovani, con differenti fragilità e difficoltà. Eden cerca una sua estetica e individualità. Le sue insicurezze di venticinquenne sfociano, per esempio, in frecciate nei confronti di chi si è già affermata: sono quelle che definisce "passerine mainstream", come Max, modella bellissima a dispetto del nome maschile, che ha raggiunto una sicurezza grazie alla quale può fare ciò che vuole. Eden si rende conto di non appartenere a questa stessa bellezza perfetta, ma allo stesso tempo la sicurezza delle altre donne aumenta la sua vulnerabilità.

Quanto i sogni si infiltrano nelle nostre giornate?
I sogni sono il film del subconscio. Spesso noi viviamo su due livelli, fin dalla nascita, con la rincorsa perenne tra la realtà e il bisogno di contrastare le forze che alimentano il nostro desiderio, la ricerca di ciò che non abbiamo avuto. In questo noi artisti spesso abbiamo la possibilità di abbandonarci e di esplorare e raccontare cose che altri nemmeno percepiscono o avvicinano.


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