martedì 6 ottobre 2009

Cristina Zagaria, Perché no


Perché non farlo? Perché no, perché non ci sono motivi veri, perché nessuno mi ha insegnato a rispettare i confini delle vite degli altri, le paure, il diritto a stare bene. Così la vera ricostruzione di una rapina realizzata da due ragazzini a Napoli, in Perché no di Cristina Zagaria (Perdisa, pagg. 128, 9 euro) si trasforma in una istantanea che ci trascina nel prima e nel dopo, in ciò che sta intorno. Soprattutto ci mostra quello che inesorabilmente manca.

Perché raccontare questa storia?
Da quasi tre anni vivo e lavoro a Napoli. E mi sono perdutamente innamorata di questa città. Dopo l’Osso di Dio e l’esperienza in Calabria mi sono messa a caccia di una storia napoletana, ma cercavo una storia non gridata, non troppo nota, non eccessiva e soprattutto una storia non scritta né letta. Napoli credo sia una delle città più raccontate e da firme che non ammettono paragoni. Cercavo, insomma, una storia “piccola”, ma che mi permettesse di esplorare l’anima di questa città, che mi ha lasciato senza respiro. Quando è accaduta la vicenda di Daniele e Francesco ho pensato: ecco la mia storia… Il fatto di cronaca è del 29 gennaio. Io ho cominciato a scrivere Perché no il 10 febbraio, partendo dal racconto dell’organizzazione della rapina per avventurarmi nella giornata di questi due adolescenti, nelle dinamiche della loro banda. Fino a intrufolarmi nella vita della vittima predestinata.

Nel tuo scrivere viene prima la trama o lo stile?
La trama. Viene prima la trama. Lo stile, per me che scrivo tutti i giorni è tecnica, esercizio costante, necessità…. La trama invece deve scegliermi, e io poi la seguo. C’è un patto tra me e la trama di ogni mio romanzo.

Pregi e difetti, o pericoli, di questa commistione tra cronaca e narrativa.
Per me i romanzi sono uno sfogo. Mi permettono di buttare fuori sentimenti, emozioni, particolari raccolti quotidianamente con il lavoro di giornalista, ma che non trovano spazio nella rigida gabbia del giornale. Insomma vedo solo pregi. La cronaca paradossalmente è così poco raccontata… stessi titoli, stesse foto, stesse fonti… Mescolando la cronaca (non dimenticandone mai, però, il rigore) con la narrativa trovo più spazi di libertà, e l’una dà più forza all’altra. Credo che anche il lettore percepisca questa forza.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Complimenti a Cristina, anche se glieli ho già fatti direttamente.
Ehm...Paola, ma quella è la tua libreria??? Come fai a tenerla così ordinata??? Da me ormai i libri sono girati da tutte le parti, non so più come incastrarli!!!!
Annalisa

ohan ha detto...

Grande Cristina. E ottima, al solito, laPioppi (raro l'esempio di 2 colleghe così valenti, sul serio: lontane da ogni possibile velineria)