domenica 16 novembre 2008

Dizionario affettivo della lingua italiana

Ognuno ha la sua parola magica, evocativa. La parola che porta da sempre con sé. Quella che mette allegria o nella quale si identifica. Così, quando sugli scaffali delle novità editoriali ho visto questo Dizionario affettivo della lingua italiana, l’ho subito catturato. Quando ho visto che all’interno erano elencate le parole dell’emotività, degli affetti, dell’esprimersi di trecentotrenta scrittori italiani, ho subito capito che – oltre a leggerlo con curiosità, saltando avanti e indietro - finalmente avrei fatto anch’io la stessa cosa.
Devo dire che la trovata di Matteo B. Bianchi (curatore assieme a Giorgio Vasta del volume pubblicato da Fandango, 253 pagg., 10 euro ben spesi), ha un altro grande pregio: quello di far scoprire autori nuovi, attraverso la simpatia e la curiosità suscitate dai termini che hanno scelto per rappresentarli. Nell’insieme, purtroppo, qualcuno scivola nel banale e nell’autocitazione, ma sono casi rari e perdonabili. Le argomentazioni scelte dai protagonisti vanno da una riga a mezza pagina, anche se personalmente trovo che, nella maggior parte dei casi, le più efficaci siano quelle sintetiche e fulminanti, capaci di darti un’immagine o una sensazione immediata. Come Francesca Duranti con la sua “Brevità”: non usare mai due righe quando ne basta una.

La mia parola di sempre è raminga, quel randagismo nobile dei Sepolcri foscoliani il cui suono modulato corrisponde alla dolcezza del suo significato, a un vagare senza meta e senza affanno, ma con la malinconia di fondo che porta nel suo intimo chi teme di non aver costruito abbastanza. Il leggero senso di provvisorietà che riaffiora in chi non ha messo radici profonde nell’anima e nella vita, e non sempre è certo di aver fatto la scelta giusta.

Altra parola: scrivere. Perché lo scrivere corrisponde alla mia vita. Il mio scrivere si è trasformato in lavoro. La lettura di ciò che hanno scritto altri in uno dei piaceri più grandi, in esperienza e in condivisione, in passione continua. I miei amici, quasi tutti, sono scrittori e giornalisti. La cottimizzazione della mia scrittura che cerca di raccontare le vite, gli errori, i drammi e i desideri di persone che loro malgrado escono dall’anonimato, ogni mese viene rinchiusa in una busta paga. Quando sono nervosa penso solo che odio scrivere. Non penso a cambiare, scappare, allontanarmi, penso solo a come smettere di scrivere, a bloccare le mie dita che da anni scivolano sulla tastiera.

Ultima parola: vediamo. Anzi, “poi vediamo”. E’ la mia via di fuga da sempre, la premessa al non decidere subito o mai, al non pensare, al non fare non dire non muoversi non esprimersi. E’ l’allontanamento facile. Un’essenza di libertà a portata di mano, senza dover spiegare.

Il tutto sulle note di Ligabue


11 commenti:

Il primo blog di Chiara ha detto...

La mia parola magica è GIOCARE. Sono una bambina creativa, e quando penso a questa parola lo divento ancora di più, quindi sono sicura che è la mia parola.
Chiara

Fabrizio ha detto...

Vediamo, da un po' di tempo la mia parola è Opportunità da cogliere in ogni istante, per crescere un pochino.

elisabettabucciarelli ha detto...

PERDONO, la parola più sconvolgente e rivoluzionaria del Vangelo. La mia parola guida da un po'. Ancora da metabolizzare. E soprattutto da mettere in pratica.
Liz

Unknown ha detto...

DIGNITÀ direi, che da qualunque punto di vista la osservi, ha un suo perché.
Se poi parliamo di parole preferite, mi gioco FURGONE e FRULLATORE, ma questa è un'altra storia...
ciao,
Anto

Disclaimer ha detto...

Cara Paoletta, La mia parola è "vento".
Vale un po' il discorso che fai tu per "vediamo"...

Carla Casazza ha detto...

La mia parola è SORRISO: perchè comunque vadano le cose, qualsiasi cosa ci capiti, se cerchiamo di sorridere è un po' più facile...

Anonimo ha detto...

Ecco la parola magica.

Estetica quando sopattutto si congiunge ad etica. la congiunzione è molto difficile però se avviene dà un impimatur definitivo e preciso alla vita

lia volpatti

SenzaUnaDestinazione ha detto...

Le parole isolate e raccontate acquistano ancora più forza. Diventano suggestive nel loro senso assoluto, private del rumore di una frase di contorno. Si vede già da questa piccola lista, perché le liste sono magiche e intelligenti.
E le parole mancanti? Quelle non dette per paura o remora? Sono più forti o più deboli?

Giovanni ha detto...

la parola con cui vorrei riuscire a vivere e a morire è... sì. Aperta e consapevole,tutta al presente. La raggiungerò mai ? grazie per quest'idea, è molto bella. giovannicovini

Anonimo ha detto...

La mia parola è SINESTETICO, un concetto psicologico che descrive le esperienze che sollecitano tutti i sensi ed anche il "sesto senso". La vita dovrebbe sempre essere un'esperienza sinestetica! Doni

Anonimo ha detto...

La mia parola è “Sti cazzi!”

...perché niente funziona
...perché c'è ancora gente che muore di freddo...
e bambini che muoiono di fame

...perché la forbice è sempre più aperta
...perché tutto ti scorre davanti e ti senti impotente
...perché costruisci facendo attenzione che nessuno distrugga
...perché ti accorgi che quello che distrugge alla fine sei tu
...perché ti innamori quando non dovresti
...perché ci rinunci perché hai dei doveri
...perché ti rimane tutto dentro
...perché non riesci a fregartene
...perché ogni cosa è una questione di principio
...perché poi ti allontani da tutto
...perché non esiste un'amicizia tra un uomo e una donna

...perché catturare non basta...
se poi non riesci a custodire...
se tutto ti scivola tra le mani.